Pubblicato: Martedì, 11 Giugno 2013
Risponde Riccardo Poggiani.
MM: Otto musicisti che nel 2009 si riuniscono per un tributo a Fabrizio D’Andrè e nasce Amico Fragile… raccontaci come è andata.
AF: Una sera d’estate nel 2009 il nostro cantante, Alessandro Acciaro, decide di andare ad ascoltare un concerto acustico dedicato a De Andrè in una piccola osteria a San Gemini (piccolo paesino vicino Terni) essendo un grandissimo appassionato di questo artista. Dopo essersi accorto che il chitarrista che stava suonando in quel gruppo era un suo amico, chiedono di cantare qualcosa anche a lui. Le prime strofe subito sbalordiscono gli ascoltatori che notano la forte somiglianza timbrica con De Andrè e nei giorni a seguire Alessandro cerca lo stesso Emanuele, proponendogli di creare un gruppo/progetto dedicato a Fabrizio de Andrè. Lo stesso, stuzzicato dall’idea, non ci pensa due volte, chiama subito i componenti restanti e dà inizio all’avventura degli Amico Fragile. Alessandro ci tiene a sottolineare che, benché ci sia una “vaga somiglianza vocale”, canta le canzoni di De Andrè in maniera del tutto personale e propria, cercando comunque di non far perdere quell’armonia vocale che però solo FABER sapeva dare ai suoi componimenti.MM: Quali sono le caratteristiche professionali e caratteriali di ogni componente e la passione per questo grande artista che li unisce?
AF: Inizialmente il gruppo era formato da 6 elementi; Voce, 2 Chitarre, Tastiere, Basso e Batteria poi con l’andar del tempo Alessandro ha voluto che questo si allargasse per dare maggior impatto sonoro all’ascoltatore. Sono entrate a far parte del gruppo 2 coriste ed un flautista e poco dopo anche una violinista; tutti musicisti professionisti. La forza di questo gruppo sta proprio nel fatto che ogni componente è parte integrante di un meccanismo ben preciso che, senza quell’ingranaggio, non funzionerebbe; abbiamo basato il nostro suonare d’insieme proprio nella somma dei singoli e non nella semplice individualità del musicista. Così facendo nessuno si sente escluso, e tutti hanno un ruolo ben preciso.MM: Il gruppo dopo pochi anni già conta 50 concerti e 30 brani di repertorio, impreziositi da alcuni arrangiamenti originali. Come sta andando questa ascesa e come la vivete?
AF: Amico Fragile sta fortunatamente facendo dei passi da gigante nell’ultimo periodo. Oltre a suonare in gran parte d’Italia (andremo in Basilicata e nelle Marche) abbiamo molte richieste in Umbria dove suoneremo, per esempio, vicino a Foligno (Cannaiola), ad Allerona e a Terni, in un mega concerto il 19 Luglio. Non ultima la nostra partecipazione al concorso Capitalent di Radio Capital dove siamo arrivati fra i migliori 4 (fra oltre 3000 gruppi) e andremo a suonare al Music Italy Show a Bologna il 14 e 15 Giugno. Tutti crediamo a questo progetto, tutti sappiamo che lavorando si possono ottenere dei risultati, e, a quanto pare, qualche soddisfazione ce la stiamo togliendo. Speriamo di andare avanti così.MM: Perché la scelta del nome Amico Fragile, cosa rappresenta per voi?
AF: Amico Fragile è una canzone scritta da De Andrè in Sardegna al termine di una cena con alcuni personaggi “borghesi” del luogo: tornò a casa completamente ubriaco e prese carta e penna. E’ un po’ il testamento psicologico di Faber che, “infastidito” da quel mondo (di cui anche lui però faceva parte), parla della vita in generale risultando spesso incoerente, in un gioco di “io, non io” che si alterna in maniera piuttosto presente. Sono un po’ le due facce di un individuo che si accorge improvvisamente di appartenere a un modo di vivere che non lo rispecchia. E questo senso di “vivere sul filo” tra ciò che siamo, ciò che vorremmo essere e ciò che ci fanno essere, rispecchia a pieno i pensieri quotidiani, non solo di De Andrè, ma di qualsiasi essere umano. E’ una canzone che dentro ha gioie, dolori, amori, amicizia, auto-rappresentazione di sé, ha tutto, ed è questo che vogliamo raccontare, la nostra quotidiana ambiguità.MM: Quale pezzo amate suonare di più e perché?
AF: Ovviamente ogni singolo musicista ha la sua preferenza. Quella che a me “emoziona” di più è proprio Amico Fragile per i motivi scritti sopra. E’ una vita che scorre in 7-8 minuti, ti fa sentire parte di quel percorso e di quella esperienza.MM: Una domanda che faccio spesso agli artisti umbri è quanto contano i social network nella diffusione e promozione della loro arte, nel vostro caso?
AF: Sicuramente i social network hanno il loro peso nella divulgazione di novità, date e promozione di un gruppo musicale, tant’è che solo negli ultimi giorni (grazie a Radio Capital) abbiamo raddoppiato i nostri sostenitori, ma credo che la “forza” rimanga sempre il “passaparola” che segue un concerto. Se si è fatto un buon lavoro, la comunità ne verrebbe subito a conoscenza, senza bisogno dei social network.MM: Vi state facendo conoscere in tutta Italia, per quali motivi, perché De André ha tanti seguaci o perché avete talento?
AF: Direi entrambi. De Andrè è un artista amatissimo e popolarissimo e sicuramente è facile catalizzare l’attenzione degli ascoltatori su di lui, ma è anche vero che in Italia ci sono centinaia di gruppi che suonano Faber, se qualcuno “riesce” a emergere è perché sicuramente ha qualcosa in più. Nel nostro gruppo, per esempio, oltre ad avere grandi musicisti, abbiamo la fortuna di avere una voce che ricorda molto l’originale, e di certo ci dà una marcia in più.MM: Come mai De André resta sempre uno dei musicisti più amati di tutti i tempi, cosa lo contraddistingueva e cosa è impresso nei ricordi dei suoi fan?
AF: De Andrè è innanzitutto un artista attualissimo nonostante abbia iniziato a scrivere canzoni più di cinquant’anni fa. Le tematiche sono contemporanee ed è facile “rispecchiarsi” nelle sue parole, questo, di sicuro, lo rende un personaggio sempre vivo e lo si può facilmente vedere nei moltissimi giovani che lo seguono e lo amano. Credo che De Andrè possa essere un chiaro rifugio intellettuale per le persone di tutte le età.MM: Come avete detto, siete tra i finalisti del concorso di Radio Capital, cosa comporterebbe vincere?
AF: Amico Fragile ha iniziato a partecipare per gioco a questo concorso, sicuro che non avrebbe raggiunto neanche le eliminatorie. Trovarsi invece ora inaspettatamente nei primi 4 finalisti ci riempie di gioia, innanzitutto perché vuol dire che tutto il lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo inizia ad avere dei risultati, e questo ci gratifica, poi perché ci dice che De Andrè è riuscito a entrare anche in contesti non proprio usuali per la musica cantautorale. Un’eventuale vittoria sarebbe chiaramente un bel trampolino di lancio, ma la prima regola, per quanto ci riguarda, è sempre quella di rimanere con i piedi per terra.MM: Avete inciso un cd e avete pronti dei brani inediti, altri progetti futuri?
AF: Sì, abbiamo pronti alcuni pezzi inediti scritti e arrangiati a quattro mani da Roberto Vallerignani (il nostro produttore) e Michele Ascolese (storico chitarrista di De Andrè) con i quali siamo onorati di lavorare. Entro la fine del mese di giugno uscirà il nostro primo singolo ufficiale che sarà possibile ascoltare su youtube e acquistare su Itunes, poi entro gli inizi dell’autunno uscirà l’album vero e proprio con molti pezzi inediti e alcuni arrangiamenti dei pezzi storici di Faber.MM: “Il canto ha ancora oggi, in alcune etnie cosiddette primitive, il compito fondamentale di liberare dalla sofferenza, di alleviare il dolore, di esorcizzare il male”. Così parlava De André, cosa ne pensate?
AF: Assolutamente d’accordo. Personalmente reputo quest’arte non solo terapeutica nel fisico e nell’anima, ma anche una forma di comunicazione immediata accessibile a ogni essere umano di ogni categoria sociale e, come tale, capace di formare ogni singolo individuo. Di sicuro crescere con le parole e con gli insegnamenti di De Andrè non può che fare bene, semplicemente perché lui è riuscito a farci sentire parte di una comunità: quando siamo sul palco avvertiamo di essere membri di un insieme di emozioni che ci fa sentire bene e ci unisce a ogni singolo ascoltatore seduto davanti a noi.Autore: Marta Mentasti